La ricerca medica sta facendo degli enormi passi avanti su tutti i fronti e anche nel campo della chiropratica giungono ogni giorno nuove ed interessanti scoperte.
Una delle malattie più “beffarde” dei nostri giorni è sicuramente la sclerosi multipla.
L’ho definita “beffarda” perché:
“Non è possibile, alla prima manifestazione dei suoi sintomi o alla prima “recidiva”, classificarla in una forma piuttosto che in un’altra. È altresì molto difficile capire come essa evolverà nel tempo. Il decorso clinico della sclerosi multipla varia da paziente a paziente e può mutare nel corso del tempo. In alcuni casi si manifesta una grave disabilità già dopo il primo attacco, in altri casi, dopo la prima “remissione”, possono trascorrere dei decenni senza che si manifesti alcun sintomo”.
Ultimamente uno studio italiano pubblicato recentemente sugli “Annali Italiani di chirurgia” ha messo in luce come una particolare tecnica chiropratica possa essere d’aiuto per i malati di sclerosi multipla.
I malati di sclerosi multipla presentano spesso un insufficienza venosa cerebro-spinale cronica di varia natura.
Lo studio ha coinvolto 77 casi ed è durato quattro mesi. Alla fine del periodo di ricerca i risultati sono stati riscontrati cambiamenti significanti sia dal punto di vista radiografico che della sintomatologia clinica.
Certo, si tratta ancora di uno studio preliminare come evidenziato dagli stessi autori della ricerca, ma lascia sicuramente buone speranze per il futuro.
Purtroppo ho una discreta conoscenza della sclerosi multipla avendo svolto a suo tempo il servizio civile presso l’A.I.S.M. di Asti ed avendo avuto in cura per circa un anno una cliente affetta da questa patologia.
In base alla mia esperienza maturata sul campo e a questa nuova ricerca ritengo che la chiropratica, applicata come originariamente intesa, sebbene non sia e non voglia essere una cura specifica per alcun disturbo, possa essere una valido aiuto nella gestione di questa e altre patologie.
La tecnica che utilizzo normalmente in studio, nella cura dei miei clienti, è una versione modificata di quella adottata nella ricerca in questione. Personalmente ritengo che i risultati ottenuti nella ricerca in questione non siano attribuibili esclusivamente al tipo di tecnica utilizzata ma più all’importanza della zona trattata.
Mi spiego meglio. La tecnica definita nella ricerca “upper cervical”, concentra la sua attenzione sulle vertebre cervicali superiori. Nello specifico C1 e C2. In questa parte del corpo vi sono delle strutture anatomiche di notevole importanza neurologica.
A sua volta di tecniche upper cervical abbiamo: knee chest upper cervical specific, chiropractic atlas orthogonal, toggle recoil, Blair ed altre.
In base alla mia esperienza un intervento specifico in questa parte del corpo ha molto più “effetto” ad un intervento altrove lungo la colonna. Ecco perché con questo tipo di approccio si hanno spesso risultati che alcuni definirebbero “miracolosi”.
Bibliografia
Mandolesi S, Marceca G, Moser J, Niglio T, d’Alessandro A, Ciccone MM, Zito A, Mandolesi D, d’Alessandro A, Fedele F. “Preliminary results after upper cervical chiropractic care in patients with chronic cerebro-spinal venous insufficiency and multiple sclerosis” Ann. Ital. Chir. 2015;86:192-200.
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